06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
IGIENE DA TERZO MONDO
Il Sindaco di Montelupo Fiorentino - dopo l'informativa dell'ASL - obbliga la direzione dell'O.P.G. ad intervenire per ridurre il numero degli internati
 

"La Nazione - ed. di Empoli" - 14 - 3 - 2009

di ANDREA CIAPPI

IGIENE da terzo mondo, detenuti stipati nelle celle, sovraffollamento: con un’ordinanza firmata ieri, in seguito ad un’allarmata informativa della Asl 11, il sindaco di Montelupo Fiorentino, Rossana Mori, obbliga la direzione dell’Opg ad intervenire per ridurre il numero di internati (dai 196 attuali a non più di 169) e per ripristinate le condizioni igienico-sanitarie, ora oltre ogni limite di tollerabilità. Ciò avviene anche alla luce del passaggio di consegne della «gestione» sanitaria degli Opg, dallo Stato alle Asl (giugno 2008). Il provvedimento è stato inviato al ministro della Giustizia, Angiolino Alfano, e secondo il sindaco Mori dovrebbe essere subito operativo: i 27 reclusi «in eccesso» dovrebbero essere ospitati negli altri quattro Opg sparsi per l’Italia. Oppure, per coloro che sono a fine pena e che attendono i canonici tempi tecnici per cui la Giustizia dichiara che non sono più «pericolosi», potrebbero aprirsi le porte di altre strutture di riabilitazione. Qui sorgono problemi: non è che anche gli altri Opg sono sovraffollati? Non è che il Ministero faccia ricorso al Tar (come può accadere con qualsiasi provvedimento amministrativo) e si blocca tutto?
Rossana Mori si stringe nelle spalle: il quadro delineato dalla Asl sull’Ambrogiana (e confermato ieri dal direttore sanitario Enrico Roccato e dall’incaricato per l’Opg Nedo Mennuti) è a dir poco terrificante. Si parla di «sovraffollamento particolarmente rischioso per la salute», e sin qui se vogliamo si è nell’ovvio. Poi però si scende nei dettagli: nel provvedimento si legge di «critiche condizioni igienico-sanitarie per il diffondersi di malattie infettive e parassitarie, che peraltro si sono già verificate con una certa frequenza».
«I problemi più grossi — prosegue il rapporto recapitato al sindaco — riguardano la sezione III, dove le celle singole che dovevano essere destinate ai casi più gravi sono utilizzate per più persone». In una cella ce ne stanno fino ad 8. I servizi igienici? Separati da un muretto rispetto al vano dove i detenuti «vivono» tutti assieme.
L’ordinanza impone che siano «immediatamente chiuse le 6 celle della III Sezione che sono assolutamente non idonee ma ancora utilizzate dagli internati». Poi: «Il numero di detenuti presente dovrà essere ricondotto a quello previsto di 169 persone». Che sarebbe, tirando la corda, il limite proprio massimo. Ma all’Ambrogiana, in tempi anche relativamente recenti, il numero è salito ben oltre le 200 unità. Ancora: entro due mesi gli spazi comuni della III Sezione dovranno essere puliti e tinteggiati; dovrà essere spostata la farmacia in un locale più idoneo; la sezione «Ambrogiana», compresi gli studi medici, dovrà essere ripulita ed imbiancata entro tre mesi, così come nel medesimo giro di mesi si dovrà procedere alla ripavimentazione e al risanamento delle pareti degli spazi detentivi a cielo aperto. Infine, entro giugno sono richiesti planimetria e percorsi delle acque nere, chiare e piovane indicando come avviene l’allontanamento e lo smaltimento delle fogne. Per Mori la parola d’ordine è: «Garantire la qualità della vita dei detenuti e degli operati». E a proposito di questi ultimi, già da tempo denunciato il sotto-organico della Penitenziaria, va aggiunto che la Asl 11 ha dentro l’Opg 35 unità, di cui 12 dipendenti diretti ed il resto a contratto. Ventitre persone che solo a maggio, in base ad un confronto col Ministero della Giustizia, conosceranno il loro destino.
«Quello di Montelupo — commenta l’assessore regionale alla sanità, Enrico Rossi — è un ospedale a tutti gli effetti, e noi intendiamo garantire ai suoi ospiti livelli adeguati di assistenza». Rossi ieri era rappresentato, a Montelupo, dal consigliere regionale Vittorio Bugli.